Last Updated on 29 Gennaio 2022 by Micaela

Molti descrivono il film “The reader – a voce alta” come un film romantico, una grande storia d’amore.
Io non ci ho visto nulla di amore, in questa storia.
Ci ho visto sfruttamento, un modello di amore malato, una voglia di riscatto usando come strumento un ragazzo, un perpetuare di uno schema che ormai è rimasto incastrato dentro le viscere ormai deturpate dal bruttume vissuto e causato da lei.

Ma andiamo con ordine.

The reader: a voce alta

Hanna Schmitz (Kate Winslet) è una quasi quarantenne, che vive da sola. Pratica una vita essenziale, solitaria, fatta di piccoli rituali e manie. Aiuta un ragazzo (David Kross) di quasi sedici anni in difficoltà e da quel momento si instaura tra loro un legame particolare: lui scopre le gioie del sesso, lei ritrova il dominio su una persona debole. Lui è un ragazzino della borghesia bene, studia il greco e il latino, legge i classici. Lei così, innesca un rituale anche con lui: il sesso avviene dopo che lui le abbia letto a voce alta dei romanzi. E così, si snocciola Cechov, l’Odissea, Guerra e Pace e tanti altri…
Il ragazzo è completamente dipendente da lei, abbandona i suoi amici per correre da lei, la sua testa e il suo corpo le appartengono in maniera totale, per una estate intera.

Si fa poi un balzo in avanti nella narrazione e si vede Michael cresciuto, ormai studente di legge. E’ sempre un ragazzo molto introverso, non riesce a lasciarsi andare come i suoi amici, il suo animo è segnato dalla sua esperienza pregressa in qualche modo.
Durante un seminario che prevedeva l’assistere ad un processo giudiziario dal vivo, Michael vede che sul banco degli imputati siede proprio lei: Hanna. La sua Hanna.
E’ accusata di aver determinato la morte di decine e decine di donne ebree nei campi di concentramento.
E’ sconvolto da questa rivelazione e più segue il corso del processo e più scopre dettagli su di lei che aveva sempre ignorato, come quello che Hanna costringeva le più giovani prigioniere a leggere a voce alta per lei, prima di condannarle a morire.
In lui, ovviamente devono alternarsi emozioni contrastanti: si sente ingannato, abbandonato, usato. Riconosce la mostruosità di questa donna, eppure non riesce a non struggersi per lei.
Possibile che non si sia mai accorto di nulla? Che si sia fatto manipolare in quel modo? Possibile che si sia approfittata di lui in quella maniera senza far trapelare nulla del suo passato?

Kate Winslet

La banalità del male

E dall’altro lato c’è lei, Hanna, che con estrema naturalezza racconta delle nefandezze commesse, delle persone che ha condannato a morte certa, ammettendo di star compiendo semplicemente il proprio dovere. Senza alcuno scrupolo e senza far trapelare il minimo segno di pentimento e di consapevolezza. E’ lucida fino all’ultimo, certa di non dover chiedere perdono a nessuno. Mai un segno di cedimento dai suoi occhi, nemmeno quando potrebbe avere modo di scagionarsi, ma questo avrebbe significato coprirsi il capo di un velo di umiltà che non concede a se stessa.
Proprio come racconta Hanna Arendt nel suo libro: “La banalità del male”, non è che si stava facendo altro se non il proprio dovere nei campi di concentramento. Ed è proprio questo l’assurdo agli occhi delle nuove generazioni, che non capiscono come sia stato possibile lasciar accadere una nefandezza simile.

Il film ripercorre la gestione della condanna dei nazisti in una Germania divisa e piena di contraddizioni. Si punta il dito su un gruppetto di donne arruolate nelle SS, pur sapendo che in molti erano a pensarla esattamente come loro, eppure si cerca il capro espiatorio e lo si trova in queste donne, che ormai hanno perso la propria anima e la propria dignità.

Altro balzo in avanti, nella storia. Ormai Michael è un uomo maturo (Ralph Fiennes), ha una figlia adulta. Non ha ancora mai raccontato la sua storia, di quando era un ragazzino, eppure quella storia è ancora dentro di lui, come il legame che sente di avere con Hanna, capisce quindi che è arrivato il momento di raccontare questa storia.

The Reader è valso a Kate Winslet un Premio Oscar come Miglior attrice protagonista e un Golden Globe come Miglior attrice non protagonista.

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