Ragazze, diciamocelo, siamo diventate ormai le specialiste delle pause in momenti impensabili, anche solo andare…
Last Updated on 21 Gennaio 2025 by Micaela
Il romanzo Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi è una perla di delicatezza e profondità, una storia capace di toccare le corde più intime del cuore e una storia che riesce a coinvolgere chiunque, perchè ciascuno di noi ha pensato, almeno una volta nella vita a cosa succederebbe se si avesse la possibilità di incontrare di nuovo qualcuno che non c’è più.
Al centro della narrazione c’è una piccola caffetteria giapponese dove, grazie a una misteriosa tazzina di caffè, è possibile viaggiare nel tempo. Tuttavia, questi viaggi non sono senza regole, e proprio queste regole, così semplici ma cariche di significato, danno al romanzo una struttura unica e una bellezza quasi rituale.
Le regole del caffè per viaggiare nel tempo
La possibilità di tornare indietro o andare avanti nel tempo è subordinata a un rigido insieme di regole alle quali bisogna strettamente attenersi:
- Il viaggio nel tempo avviene solo se ci si siede in una specifica sedia della caffetteria, che si trova lontana dalla porta di ingresso, dove solitamente sta seduta sempre la stessa donna vestita di bianco. Quando la donna si alza per andare in bagno, solo allora si può prendere il suo posto.
- Non si può incontrare nessuno che non sia già stato nel locale.
- Qualsiasi cosa si faccia nel passato, il presente non cambierà.
- C’è un tempo limitato per il viaggio: bisogna tornare prima che il caffè nella tazzina si raffreddi, quindi finchè il caffè è caldo, quindi il viaggio ha una durata davvero breve.
Queste regole, apparentemente restrittive, non limitano la libertà del racconto, ma ne esaltano la poeticità. Così a quel tavolo si siedono una per volta delle persone, ciascuna con una storia, un desiderio, alla ricerca di risposte. Persone accomunate da un evento doloroso del proprio passato o del presente, le cui storie apparentemente slegate, sono invece connesse.
Ma se non si può modificare il presente o il futuro, allora che senso ha quella caffetteria e quel posto? La risposta in realtà ha un che di filosofico: ciò che realmente conta è comprendere e accettare il presente e se questi viaggi nel tempo servono a questo, allora hanno raggiunto il vero scopo.
Poeticità e delicatezza
Kawaguchi riesce a trasformare un espediente fantastico in una narrazione profondamente umana e commovente. Ogni personaggio che si avventura in questo viaggio nel tempo lo fa con un desiderio nel cuore: rivedere una persona cara, chiedere scusa, comprendere meglio una scelta. I dialoghi sono intrisi di una sensibilità che invita alla riflessione e all’empatia.
La descrizione della caffetteria, così intima e quasi sospesa nel tempo, contribuisce a creare un’atmosfera magica e rassicurante. Il lettore si ritrova a immaginare il suono del cucchiaino che gira nella tazzina, il profumo del caffè caldo e il silenzio carico di significato che accompagna ogni scelta.
Un romanzo che commuove
È impossibile leggere questo libro senza lasciarsi toccare dal desiderio, così universale, di avere un’altra occasione per parlare con chi non c’è più. Durante la lettura, mi sono sorpresa a immaginare chi incontrerei se avessi la possibilità di bere quel caffè. Senza esitazione, sceglierei mio padre: avrei tanto da dirgli, tanto da ascoltare ancora una volta, tanto anche da chiedergli.
Questa capacità del romanzo di stimolare la nostra immaginazione personale e di renderci partecipi delle storie dei personaggi è forse il suo più grande pregio. Kawaguchi ci ricorda che, anche se non possiamo viaggiare nel tempo, possiamo sempre scegliere di dare valore al presente e alle persone che amiamo.
Finché il caffè è caldo è un romanzo che va oltre la sua trama. È una riflessione sul tempo, sull’amore e sulla perdita, raccontata con una grazia che difficilmente lascia indifferenti. È una lettura che consiglio a chiunque cerchi una storia che scaldi il cuore, proprio come una tazza di caffè caldo in una giornata fredda.
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