Last Updated on 2 Maggio 2025 by Micaela

Con La città proibita, Gabriele Mainetti torna al cinema e lo fa con tutta la potenza espressiva e narrativa che lo ha reso uno degli autori più originali e riconoscibili del panorama italiano contemporaneo. Uscito nelle sale a marzo 2025, il film conferma la cifra stilistica già apprezzata in Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, ma alza ulteriormente l’asticella in termini di impatto emotivo, profondità sociale e potenza visiva.

La storia si svolge nella Roma degli anni ’90, una città ruvida, sporca, vera, che raramente trova spazio sul grande schermo. Non è la Roma da cartolina, né quella nostalgica: è la Roma del quartiere Esquilino, dei mercati multietnici, delle convivenze forzate, delle tensioni sociali silenziose ma costanti, sebbene un piccolo omaggio allo storico film “Vacanze Romane” era quasi d’obbligo.

In questa cornice si muove la protagonista, Yaxi Liu, nel ruolo di una giovane donna che sembra possedere una forza quasi sovrumana. È dura, energica, magnetica: buca lo schermo senza mai dover alzare la voce.

La trama

La trama, sin dalle prime battute, è coinvolgente. Dalla lontana Cina, la protagonista segue le tracce della sua sorella scomparsa e si ritrova nel microcosmo del quartiere, invischiata in una serie di eventi che mettono in luce come lo sguardo della società sia spesso distorto: ciò che è “straniero” viene percepito automaticamente come una minaccia, come qualcosa di sbagliato, il capro espiatorio perfetto. Ma La città proibita ci mostra quanto questo meccanismo sia fallace e pericoloso. Il male, molto spesso, si annida proprio tra chi ci è più vicino, tra coloro che riteniamo affidabili.

Yaxi Liu

Yaxi Liu è il cuore pulsante del film. Il suo personaggio, pur affondando nella sofferenza e nella rabbia, riesce a emergere con dignità, diventando un’eroina urbana, figlia della strada e delle sue regole, ma dotata di una bussola morale personale e incrollabile, spietata all’inverosimile e testarda come pochi sanno davvero esserlo quando si tratta di mettere in campo il coraggio, quello vero.

Il cast

Il cast di questo film è ricco e pieno di romanità: da Marco Giallini a Sabrina Ferilli, attori storici della vera Roma, passando per Enrico Borello che rappresenta il futuro di questa città.

Gabriele Mainetti torna a raccontare l’emarginato e la diversità con la sua consueta sensibilità. Ancora una volta sceglie Roma come scenario vivo e brulicante, e ci parla di una società cieca, che non solo finge di non vedere, ma che sistematicamente alimenta le disuguaglianze e l’esclusione. C’è anche qui, come nei suoi film precedenti, l’elemento fantastico – non tanto nel senso di effetti speciali o magie, ma nel costruire personaggi più grandi della vita, che sfidano la loro condizione e si caricano di una forza mitologica.

Il paragone con il Claudio Santamaria di Jeeg Robot è inevitabile: entrambi i personaggi si muovono nei margini, sono travolti dalla violenza del mondo, ma si aggrappano alla loro umanità e si trasformano in qualcosa di altro.

Non è un film per stomaci delicati: La città proibita è sanguinolento, crudo, brutale. Ma mai gratuito. La violenza qui è linguaggio, è denuncia, è realtà restituita senza filtri. Una sorta di nuovo realismo cinematografico.

La speranza

Eppure, in mezzo al degrado e alla rassegnazione, un barlume di speranza si intravede. La possibilità di integrazione non è negata, ma viene proposta come un percorso difficile e possibile solo se si accetta davvero l’altro, se si riconosce la diversità non come un ostacolo, ma come un valore arricchente, un potenziamento del nostro stesso essere. Non solo. Questo è possibile sono se si riesce a riscoprire quella capacità di ascoltare davvero che ormai stiamo lasciando scivolare via, presi dai nostri problemi e dal nostro egocentrismo patologico e tossico.

La città proibita come atto politico

La città proibita non è solo un film: è un atto politico, un grido, un pugno nello stomaco e un invito a guardare davvero il mondo che ci circonda. Un’opera potente, necessaria e – nonostante tutto – profondamente umana.

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