Last Updated on 2 Maggio 2025 by Micaela

Disponibile su Netflix, G20 si presenta come un action ad alto tasso di tensione, che parte da una premessa interessante quanto pericolosa: cosa succede se i venti leader più potenti del pianeta si trovano riuniti nella stessa stanza? La risposta è semplice e apocalittica: un attacco terroristico su larga scala, orchestrato nei minimi dettagli, pronto a mettere in ginocchio l’equilibrio geopolitico globale.

Nessuna credibilità narrativa

Fin dalle prime scene, il film mostra le sue carte: ritmo serrato, azione ininterrotta, e una messa in scena che punta più all’effetto spettacolare che alla credibilità narrativa. Al centro della vicenda troviamo Viola Davis nei panni del Presidente degli Stati Uniti, una donna, nera, ex marine, capace non solo di guidare il Paese ma anche di scendere letteralmente in campo. Ed è proprio questa la direzione presa dal film: il presidente che non si limita a dare ordini ma che si lancia nella mischia, combatte, escogita piani, sventa minacce, salva ostaggi. Alla faccia di Donald Trump e di tutto quel retaggio politico che un ruolo del genere – fino a poco tempo fa – non avrebbe mai assegnato a una figura simile. È un messaggio forte, almeno sulla carta.

G20… che peccato!

Peccato che il film si perda proprio dove dovrebbe emergere: la sceneggiatura. G20 rincorre l’azione, ne è quasi drogato, accumulando una serie di situazioni tanto adrenaliniche quanto forzate, che finiscono per annacquare ogni intento più profondo. Viola Davis, attrice immensa, carismatica e intensa, qui sembra quasi imprigionata in un ruolo costruito più come figura simbolica che come personaggio autentico. È come se il film l’avesse usata come manifesto più che come protagonista da valorizzare.

Accanto a lei, una piccola ma gustosa parte è affidata a Sabrina Impacciatore, che riesce – in pochissime scene – a lasciare il segno con la sua verve ironica e quel guizzo imprevedibile che riesce a portare anche nel mezzo del caos. Ma non basta. Decisamente non basta.

Una eroina che “sa di vecchio”

Nel complesso, G20 è un film che punta a essere una sorta di Independence Day aggiornato, dove però al posto degli alieni c’è una minaccia interna e dove al posto di Will Smith o Bruce Willis, troviamo una Viola Davis in versione eroina d’azione. Il problema è che, laddove Independence Day dichiarava apertamente la sua natura di blockbuster pop, G20 sembra prendersi troppo sul serio, senza avere la sostanza per farlo. E se negli anni ’90 erano anche di moda e accettabili certe sceneggiature, ora sono alquanto fuori luogo e anacronistiche.

In definitiva, il film scivola spesso nella caricatura, nella spettacolarizzazione esasperata, e sacrifica profondità, coerenza e credibilità. Non è colpa del cast – Davis in primis – ma di un’idea che voleva unire politica, inclusività e adrenalina a tutti i costi, senza preoccuparsi abbastanza di come tenere tutto insieme.

Chi ama il genere action più puro, fatto di corse contro il tempo e presidenti che salvano il mondo con le proprie mani, potrà anche divertirsi. Ma chi conosce le capacità attoriali di Viola Davis rischia di uscire dalla visione con una domanda fastidiosa in testa: davvero serviva tutto questo per raccontare il potere di una donna?

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