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Last Updated on 26 Aprile 2023 by Micaela
L’industria cinematografica, fino a qualche anno fa, non badava affatto ad osservare certe regole e a verificare che la figura femminile (così come qualsiasi altra figura che rappresenti il “diverso”) venisse rappresentata con rispetto e veridicità. I film erano pensati per un pubblico maschile, che potesse soddisfare quindi quelle aspettative tipiche di un target abbastanza uniforme e omologato. La donna doveva piacere, sotto tutti i punti di vista, non doveva necessariamente prendere parola, non doveva essere troppo protagonista e se lo diventava, doveva essere sempre in funzione di una figura maschile ben più presente sulla scena. In sostanza la figura femminile aveva senso se agganciata ad un ruolo maschile, altrimenti non aveva spazio.
Così, nel 1985 una fumettista statunitense (Bechdel) pubblicò una graphic novel in cui stilò un criterio per stabilire se un film è rispettoso della figura femminile. Sì, perchè ormai lo schema della donna come strumento di piacere, come elemento secondario (spesso scenografico) è talmente entrato e consolidato nella nostra mente, che difficilmente ci accorgiamo dello schema stesso. Va quindi allenato uno spirito critico e di osservazione, anche di banali elementi, per poterci accorgere di come cambi la prospettiva una volta che si fa attenzione a certi aspetti.
La vera parità di genere comincia anche da qui
Il Bechdel Test, pertanto, è un facilissimo test che consta di soli 3 principi fondamentali che devono essere soddisfatti contemporaneamente dal film che prendiamo in esame.
Certo, questo non vuole essere un metodo del tutto esaustivo e le sue maglie sono piuttosto larghe in verità, ma è un modo per iniziare ad attivare un certo spirito critico e per disinnescare certi meccanismi.
I 3 criteri del Bechdel Test
Vediamo quindi quali sono questi 3 criteri fondamentali per scoprire se il film è rispettoso della figura femminile e la considera al pari di quella maschile.
- La storia deve avere almeno due personaggi femminili che parlano tra loro;
- L’argomento della conversazione non deve essere sempre e solo riguardante un uomo;
- Almeno due figure femminili devono avere un nome.
Sembrano osservazioni banali ma non lo sono affatto.
Facciamo qualche esempio di film che non passano il Bechdel Test
Soffermiamoci su ciascun punto.
Per quanto riguarda il primo, ad esempio, possiamo prendere in considerazione un film cult “Il Signore degli Anelli” (film del 2001). Qui ci sono diverse figure femminili presenti, anche importanti, ma non si incrociano neanche per sbaglio né tantomeno parlano tra loro.
Per quanto riguarda l’argomento della conversazione tra donne sempre incentrato su un uomo, potrei citare la commedia “Sette donne e un mistero” (film del 2021). Sì, proprio così. Un cast interamente femminile, una pletora di personaggi tutti diversi e ben caratterizzati tra loro, sembrerebbe sulla carta il perfetto film femminista. E invece no. Tutte, sempre, parlano solo e soltanto di un uomo (l’assassinato), non c’è spazio per nient’altro.
E che dire del terzo criterio? Voi avete mai sentito come si chiamano le amiche della protagonista del film “Storia di un matrimonio” (film del 2019) interpretata da Scarlett Johanson? No, nemmeno la traccia di un nome. Le figure femminili che la circondano sono del tutto anonime.
Come questi, potrei fare altri mille esempi e se siete curiosi, vi suggerisco di andare a visitare il sito Bechdeltest.com.
Attiva le lenti femministe: Lady Cinema
Per approfondimenti, ti suggerisco di leggere il testo Lady Cinema: attiva le lenti femministe scritto da Valentina Torrini ed edito da Le Plurali.