Last Updated on 7 Febbraio 2022 by Micaela

Banksy l’arte della ribellione docufilm al cinema nei giorni 26, 27 e 28 ottobre 2020.

Banksy è l’artista che ha elevato la street art e l’ha di fatto introdotta nel mondo dell’arte vera e propria, quella che riempie i salotti per bene, quella dell’élite e degli intenditori. Eppure non l’avrebbe nemmeno voluto tutto questo, anzi, lo ha sempre combattuto.
Banksy, per questo motivo, è, oltre ad un artista innovativo, geniale e irriverente, anche una contraddizione vivente.

Chi è Banksy?

Già la sua identità è una grande provocazione: avvolta in un alone di mistero, è naturale chiedersi chi sia Banksy? Qualcuno l’ha mai visto davvero? Esiste sul serio? O è un prodotto di marketing assurdo studiato a tavolino?
Lui è l’artista senza volto, senza identità.
Questo anonimato dovrebbe renderlo indipendente dalle regole capitalistiche che ruotano anche attorno al mondo dell’arte, ma non è così. E lui lo sa bene, infatti ogni volta che si sente ingabbiato in questa morsa fatta di profitto e compromessi e mondo ipocrita, trova sempre una via d’uscita, trova sempre un modo per sorprendere ancora, di nuovo.
E’ forse con l’anonimato che vuole rompere le catene del rapporto servo-padrone che fa sì che, da una parte, l’arte sia serva di una classe ricca e noncurante dei reali problemi di un paese (se non del mondo), consolidandone la posizione di superiorità, unica detentrice di cultura e bellezza, dall’altra ne è padrona perchè solo chi entra nella cerchia detentrice dell’arte può assurgere alla considerazione e al potere, perchè è uno status symbol.
Ecco, Banksy vuole rompere questo doppio legame, queste costrizioni e queste regole. L’arte non deve appartenere a nessuno.
L’anonimato rende tutti protagonisti. Banksy potrebbe essere chiunque e nessuno. E’ la condivisione della denuncia che la rende ancora più potente ed efficace. L’

Il docufilm

Il docufilm racconta il fenomeno Banksy sin dagli esordi, dalle vie desolate e grigie di una Bristol che cercava una propria identità dopo una grave crisi economica. Nei sobborghi della città c’era gran fermento artistico: molti giovani si radunavano cercando di esprimere il loro malcontento e la loro disapprovazione nei confronti di un governo inglese repressivo, conservatore (stiamo parlando degli anni ’80). E si sfogavano riversando bombolette di vernice colorata sui muri, esprimendo la loro rabbia e facendo veicolare il proprio messaggio nei punti della città più disparati, sfidando le regole e il pericolo.
Tra loro c’era chi prendeva spunto dalla cultura americana del periodo, altrettanto fervida e in perenne cambiamento e c’era chi, come Banksy, ha trovato un modo tutto suo e un messaggio tutto suo.

Da Sotheby

Fu così che lui, con la vendita all’asta più celebre di Londra del suo dipinto “The girl with love baloon“, derise l’intero sistema capitalistico: aspettò (chissà dove nascosto) il momento in cui il quadro venne battuto per più di un milione di sterline, per distruggerlo con un sofisticato sistema telecomandato a distanza, lasciando tutti i gentiluomini e le gentildonne presenti a bocca aperta. Un genio. Ha scardinato da dentro questo circolo così esclusivo ed elitario, l’ha fatto implodere su se stesso, mostrando l’irrisorietà di quel mondo, la vacuità.

Banksy – The Girl with Love Baloon

Il messaggio di ciascuna delle sue opere deve essere chiaro e netto per tutti. Lui vuole con la sua arte arrivare dappertutto, ovunque, tranne che nelle gallerie d’arte (cosa che invece fu poi e ottenne un successo strepitoso). Anzi, lui vuole che l’arte sia alla portata di tutti, quindi dove se non in mezzo alla gente, tra le strade, sui muri?

Deve essere ad altezza occhi, deve colpire alla sprovvista, deve scioccare, far sorridere, creare un sentimento di empatia o sorpresa.
E ci riesce sempre.

Perchè la ribellione

Sono tanti i motivi per ribellarsi: un governo che dimentica i più deboli, la guerra che scoppia in Iraq, il governo Bush, e poi le nuove forme di capitalismo, le discriminazioni…
Bansky coglie tutto. Sempre. Lo trasforma e lo sbatte in faccia a tutti in maniera inequivocabile.

E’ la ribellione degli ultimi, dei più deboli, di quelli che vivono nell’ombra e nei bassifondi, è l’emersione dei ratti di città che invadono e deridono e sporcano e schifano. Questa è l’arte della ribellione.

Un movimento, questo dei topi che scioccano il sistema, che si rivede spesso raccontato negli ambienti artistici del periodo, basta ricordare la manifestazione raccontata da Don Delillo in Cosmopolis, in una New York ormai devastata dalla crisi economica del nuovo capitalismo dei primi anni 2000.

Il docufilm è raccontato dalle persone che hanno conosciuto e collaborato con Banksy, si riportano aneddoti e situazioni particolari, si passeggia per le strade di Bristol. E’ particolarmente indicato per chi vuole sapere di più della genialità di questo artista e della grande innovazione. Come si fa a scrivere la storia attraverso un disegno su un muro? Ecco, “Bansky l’arte della ribellione” dà la risposta.

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