Last Updated on 27 Giugno 2017 by Micaela

Arriva fine maggio e inizio giugno. Questo è un periodo fatto di corse ad ostacoli per chi ha figli che vanno a scuola, di ogni ordine e grado, o per lo meno, posso parlare fino alla scuola primaria, sperando che poi alle medie sia decisamente meglio.

Il ritmo con cui si susseguono: saggi, lezioni aperte, feste con i genitori, mercatini, incontri, riunioni e via discorrendo è ossessivo.

Troppe recite di fine anno scolastico. Troppe.

Ho contato, in media, circa 3 incontri per un bambino. Il che, moltiplicato per il numero di figli, sale a 9, ma facciamo anche 10.

Per Miriam: saggio di teatro, di violoncello, lezione di motricità con i genitori, premio letterario, festa di fine anno
Per Melania: saggio di teatro, di violino, passaggio di consegna con la scuola elementare, laboratorio Munari con i genitori
Per Massimo: festa di fine anno, lezione aperta di inglese, gita tutti insieme (per fortuna che è di sabato!)
Che anche soltanto 3 bastano, eh, non sono mica pochi.

Mi piace l’idea di partecipare a questi momenti di condivisione tra scuola e famiglia, ma il punto è MANTENERMI il lavoro, il punto è di non dover andare a mendicare ore di permesso, nonchè di recuperare all’infinito ore che non riuscirò mai a coprire, il punto è, da parte della scuola, di comprendere che dall’altra parte, spesso e volentieri, ci sono dei genitori entrambi lavoratori, che già normalmente fanno i salti mortali per riuscire a coprire tutte le esigenze quotidiane, figuriamoci quando si concentrano in questo periodo quelle straordinarie!
Il punto è che, così facendo, mettono in crisi noi famiglia, costringendo talvolta a far capire ai bambini che mamma o papà non possono essere sempre presenti, e se per una volta ci sono soltanto i nonni (che già è un lusso per qualcuno!) o anche se non c’è nessuno, non è la fine del mondo.

E invece lo è. Avoglia se lo è. E’ la fine del mondo.

recita fine anno a scuola

E’ bello vivere e respirare la stessa aria dei tuoi figli, in quelle mura che li hanno ospitati per un lungo anno scolastico. E’ meraviglioso guardarli tutti emozionati ed eccitati, mentre si esibiscono o ti mostrano un lavoro appena ultimato appeso al muro della propria classe.
E ti inorgoglisce il fatto di vedere quanta strada sono riusciti a fare, anche senza di te, sì, perchè quel luogo è tutto loro, è il loro primo posto dove mettersi alla prova, dove stringere amicizie, conoscere persone che non sia sotto la tua stretta supervisione. Quindi, intersecare tutto questo, anche solo per un paio d’ore, vuol dire tanto, per loro bimbi e per noi genitori. Questo è fuori discussione.
E quando non si riesce ad essere presenti, immagino il vuoto e la delusione per i bambini, che magari se ne sono fatti una ragione, ma è difficile da accettare.

Ma, dico: è necessario fare tutti questi incontri, in due settimaneo giù di lì, di un’ora ciascuno o poco più e, per di più, piazzati al centro della mattinata, tipo dalle 10.30, il che preclude qualsiasi tipo di attività per la mattina?
La scelta del numero degli incontri, l’organizzazione di questi eventi e dell’orario è veramente pensata male, malissimo, malerrimo. E anche di più.

Proposta numero 1 per l’anno prossimo: accorpiamo un paio di questi saggi-incontri-dimostrazioni-etc, eh?

Proposta numero 2 per l’anno prossimo: facciamo che si fa queste bellissime cose direttamente nel pomeriggio, magari a ridosso dell’orario di uscita dei bimbi? Così, per dire, eh…

Proposta numero 3 per l’anno prossimo: un saggio solo, omnicomprensivo e non se ne parla più. Alè.

Un pensiero su “Delle tante recite di fine anno scolastico”
  1. Quante volte ho pensato le stesse cose! Il problema, almeno a scuola dei miei figli, è la totale mancanza di disponibilità delle maestre, che se gli chiedi un minuto fuori orario ti tirano fuori leggi e leggine, diritti sindacali e abusi subiti per anni, tanto che alla fine lasci perdere e ti arrabbatti come puoi…NOn capiscono, le povere martiri della scuola (che, tanto per ricordare, lavorano la metà di ore e di giorni di ogni normale lavoratore), che a farne le spese sono sempre i piccoletti…

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